Venice Urban Lab
L'area dei Gasometri a San Francesco della Vigna
Verso una trasformazione NEB
#rigenerazione urbana
Autore: Astrid Alecu
Anno: 2024
Università: Università IUAV di Venezia
Dipartimento: Architettura
Livello: Tesi magistrale
Lingua: Italiano
I gasometri, introdotti in Europa tra il 1880 e il 1900, hanno rappresentato un significativo progresso tecnico-infrastrutturale e socio-culturale grazie all'illuminazione a gas, sostituendo il precedente sistema di illuminazione convenzionale basato sull'olio o sulle candele. La diffusione del gas in Europa fu agevolata dai giacimenti di carbon fossile, con Gran Bretagna e Germania come leader nell'estrazione. Il primo gasometro in Italia fu inaugurato a Torino nel 1838, seguito da altre città come Firenze, Venezia e Napoli. Con l'avvento dell'energia elettrica, l'uso del gas per l'illuminazione divenne obsoleto, portando gradualmente al disuso e all'abbandono dei gasometri. La dismissione ha interessato molti impianti simili in tutta Europa e finora solo pochi di questi sono stati oggetto di rigenerazione.
L’ipotesi della tesi è che oggi, nell’epoca della necessaria transizione verde per far fronte ai cambiamenti climatici, queste tipologie edilizie e le aree di loro pertinenza possono avere nuovamente un ruolo centrale e di progresso nella riqualificazione urbana e sociale del XXI secolo. In questo contesto è necessario che siano considerati come opportunità di innovazione e non come occasioni speculative.
Per questo vanno ripensati in linea con le best practice urbane del mondo e con i valori e i principi del New European Bauhaus, iniziativa della Commissione europea che promuove un movimento culturale, ambientale ed economico in grado di unire design, sostenibilità, inclusività e accessibilità. Il NEB mira a trasformare i luoghi in cui viviamo, seguendo tre valori fondamentali: beautiful, sustainable e together.
In questo scenario la tesi esplora il caso studio dei gasometri di San. Francesco della Vigna nel Sestiere di Castello a Venezia. A seguito della dismissione, L'area dei gasometri negli anni recenti è stata oggetto di diversi progetti, discussioni e proteste. I residenti e i membri del Comitato Area Gasometri hanno protestato contro i progetti di speculazione edilizia che avrebbero potuto portare alla demolizione dei gasometri o alla loro trasformazione in complessi residenziali di lusso, che non avrebbero beneficiato la comunità locale. Queste proteste hanno sottolineato la necessità di preservare il patrimonio industriale e di garantire che qualsiasi riqualificazione dell'area fosse inclusiva e sostenibile.
Il comitato e altri gruppi di cittadini hanno lavorato per coinvolgere le istituzioni locali e nazionali, chiedendo interventi che garantissero la tutela del sito e la sua valorizzazione come parte del patrimonio culturale di Venezia. Questo ha incluso richieste per il riconoscimento ufficiale dei gasometri come beni culturali e l'implementazione di piani di rigenerazione sostenibile. Al momento l’area è in mano alla MTK Developments, che ha proposto un progetto per la costruzione di un albergo. Questo prevede due edifici in vetro e cemento inseriti nelle strutture metalliche preesistenti, la realizzazione di una palestra, e la bonifica dell'area. Il progetto ha suscitato preoccupazioni tra i residenti e i comitati locali, che temono che l'albergo possa aumentare la pressione turistica sulla zona. Il Comune di Venezia ha ancora in corso le valutazioni sulle richieste di cambio di destinazione d'uso, mentre alcune opere preliminari di demolizione e messa in sicurezza sono già state avviate.
La tesi, considerato anche l’impegno e l’attenzione della comunità locale, cerca di evidenziare, come queste costruzioni tecnologiche dismesse tramite scelte progettuali mirate e sinergiche, possono diventare di nuovo “motori” di rinnovamento urbano e di innovazione sociale
Il progetto di rigenerazione dell'area dei gasometri di San Francesco della Vigna a Venezia adotta diverse scelte progettuali correlate tra loro e contribuiscono a un progetto di riqualificazione sostenibile: ridurre le emissioni di CO2 attraverso l'uso di materiali a basso impatto, migliorando l'efficienza energetica con isolamento avanzato e utilizzando energia rinnovabile solare ed eolica. L'approccio low tech si manifesta in un design passivo per illuminazione e ventilazione naturale, oltre all'adozione di tecniche costruttive tradizionali che richiedono meno energia.
Le tipologie abitative includono unità modulari e accessibili per l’housing sociale, oltre a spazi abitativi condivisi che promuovono la comunità e l'uso efficiente delle risorse. L'integrazione della natura è garantita dalla presenza di spazi verdi tra gli edifici, nonché tetti e pareti verdi che contribuiscono all'isolamento e alla biodiversità. Gli spazi per il lavoro e la vita comunitaria comprendono aree di co-working con infrastrutture moderne e spazi comuni per eventi culturali e sociali. L'integrazione di queste scelte progettuali crea una sinergia che potenzia i benefici complessivi del progetto di rigenerazione.
Il primo gasometro diviene così una costruzione monolitica in muratura attraverso l'utilizzo della tecnologia chiamata 22.26, un sistema strutturale caratterizzato da un involucro esterno in mattoni con uno spessore totale di 56 cm, che assicura un comfort termico costante tra i 22 e i 26 gradi durante tutto l'anno, senza la necessità di isolamento o sistemi di riscaldamento/raffreddamento.
Le diverse unità abitative all'interno di questo grande edificio monolitico sono progettate per favorire un uso misto dei vari piani: dallo spazio di co-working e co-studying al piano terra, si passa agli appartamenti di Housing Sociale e infine nuove forme abitative di co-living all'ultimo piano. In cima all'edificio è previsto un roof-garden, concepito per promuovere l'agricoltura urbana e aumentare il verde non solo nell'ambiente pubblico a livello del suolo.
Il secondo Gasometro è pensato come parco verticale che crea una terrazza urbana sulla laguna, una voliera e un dispositivo per il recupero dell'acqua piovana. L’intera struttura del gasometro e la terrazza sono coperti da una varietà di piante autoctone e adattate al clima locale. Il giardino verticale aumenta la superficie verde del quartiere assorbendo CO2, riducendo i gas serra nell'atmosfera, e contribuendo a raffreddare l'ambiente circostante attraverso il processo di evapotraspirazione. Inoltre, le piante filtrano particelle inquinanti dall'aria, migliorandone la qualità. L’intera struttura diventa voliera e funge anche da habitat per insetti, uccelli e altri piccoli animali, sostenendo la biodiversità locale. Oltre ai benefici ambientali, il gasometro diventa un community garden, uno spazio educativo e comunitario, dove si organizzano eventi e workshop su sostenibilità e giardinaggio urbano.
Il progetto è caratterizzato da un approccio integrato che fonde sostenibilità ambientale, bellezza e inclusività sociale, i valori fondanti del NEB, citati precedentemente. Questo progetto potrebbe, seguendo questi principi, prefigurare una possibile rigenerazione del patrimonio industriale in cui la qualità della vita, la cura dell'ambiente e l'inclusione sociale sono obiettivi centrali e inseparabili, una visione che potrebbe portare a una realizzazione di un nuovo brano di città che potrebbe contribuire a favorire la residenzialità e l'inclusione sociale attraverso spazi accessibili e il coinvolgendo della comunità locali nel processo decisionale.
Il caso studio specifico di Venezia in questo caso nonostante la sua specificità intende suggerire una modalità progettuale per creare un patrimonio duraturo di città più vivibili, sostenibili e inclusive, preparandole per le sfide future e migliorando la qualità della vita dei loro abitanti.
Tutti i contenuti presentati su questa pagina sono proprietà intellettuale degli studenti autori di ciascuna tesi. Qualsiasi riproduzione o utilizzo di questo materiale deve citare correttamente gli autori originali e includere la giusta attribuzione.